Non sono poche le imbarcazioni citate in etnografia riguardanti tipi
particolari circoscritti in aree anche molto vaste
ma isolate in ambienti che non hanno consentito scambi culturali con i
territori contermini. Tanto si
può dire dei
natanti delle tribù indiane e degli eschimesi, presenti in
due
rami confinanti ma indipendenti (Alaska, Canada, America del Nord,
Groenlandia). Argomento degno di ogni interesse ma ignorato dai
più. Ben consapevoli sono stati invece gli etnologi
americani ed
in particolare quelli della Smithsonian Institution che tiene due musei
riguardante l’argomento e che ha pubblicato nel 1964 il ben
documentato volume “The
Bark Canoes and Skin Boats of North America”
(Edwin Tappan – Howard I. Chapelle, Washingtn DC) con decine
e
decine di raffigurazioni e disegni schematici di barche
originali
delle due specie, mentre nei musei etnologici europei gli esemplari
originali sono molto scarsi. Gli indiani del
settentrione
degli Stati Uniti e del Canada sono stati maestri nella complessa
costruzione in legno e scorza d’albero di belle canoe dalla
prua
caratteristica non di rado decorate sobriamente, per due o pochi uomini
o anche donne. Sono esistiti però anche esemplari molto
grandi
come documentato da una pittura della Smithsonian Institution che
mostra chiaramente una canoa propulsa da una ventina di pagaiatori,
evidentemente di struttura rinforzata, ma sempre con la inconfondibile
prua che ha fatto colpo e che è stata adottata anche dalle
similari canoe europee fabbricate però con i materiali e
struttura che nulla hanno a che fare con il modello nord americano. A
questo proposito va segnalata anche la canoa metallica presente nel
Parco Big Cypress Swamp della Florida, evidente influenza del modello
indiano settentrionale. Prua divenuta
caratteristica
anche fuori del suo ambiente d’origine, ma
tutt’altro che
univoca in quanto le canoe si presentano numerose anche con
configurazioni diverse, a volte irriconoscibili, come può
vedersi nei disegni della presente rassegna, esempi concernenti il
grande numero di barche costruite da artigiani molto abili. La leggerezza
della struttura
sia scheletrica che nello scafo di corteccia d’albero quale
rivestimento impermeabilizzante non ha permesso l’uso di remi
ma
solo di pagaie e pochissimi sono gli esemplari muniti di una vela a
tarchia proporzionalmente grande posizionata al centro dello scafo,
unico influsso estraneo accettato dai nativi. Il Nord America,
ricco di
foreste di alberi d’alto fusto, presenta in Canada e in
Alaska
anche un angolo di imbarcazioni monossili riccamente decorato in
pittura e scultura con un impegno che sorpassa vistosamente
il
fine di disporre di una imbarcazione per assumere anche il ruolo di
ritualità o rappresentatività. Strutture molto
robuste e
grandi con equipaggi di gente che sapeva vivere sia in terra che in
mare. Esiste perfino un tipo impiegato nella caccia alla balena.
Non
sono di meno i kajak e gli umiak degli eschimesi presenti nelle zone a
contatto con la Groenlandia. Si entra in un
ambiente
fisico, antropologico, sociale del tutto diverso. Dal verde delle
foreste e della prateria in quello dei ghiacci inesorabilmente presenti
in ogni stagione. Motivo questo della differenziazione delle
imbarcazioni, conservanti però l’indirizzo
costruttivo
riguardante una struttura leggera con l’impiego del legno di
betulla, da una parte, e della pelle di foca o marsuino
dall’altra nella fondamentale funzione di tenere
l’acqua
fuori dell’abitacolo,
dell’impermeabilità. Vengono a
mancare in tutti casi la chiglia, le ordinate, la propulsione a remo,
con uno scheletro elastico che suggerisce ma non determina
l’architettura dello scafo. Salvo l’irrobustimento
necessario nell’umiak, impiegato correntemente nel trasporto
di
gente, masserizie e collettame. I kajak sono
imbarcazioni
molto affilate lunghe e strette, di differenti aspetti, inaffondabili (
è spettacolare l’abilità con la quale
il cacciatore
si rovescia sott’acqua su di un fianco e ricompare
dall’altra parte facendo un giro completo) , per un uomo solo
che
esercita la caccia all’arpione, ma ne esistono anche a due e
perfino tre posti. Tanto leggere da essere portate senza fatica dal
solo usufruitore. Grazie
all’interessamento soprattutto americano, canoe, kajak e
umiak
sono entrati in una sfera di conoscenza di un angolo appartato che ben
poco ha attirato l’attenzione rivelando nei nativi
capacità costruttive complesse, molto bene affinate e
rispondenti ad una fruizione che non ha uguali in nessuna altra parte