SUL PELO DELL’ACQUA
Basta andare a bagnarsi i
piedi in mare su di un fondale di pochi centimetri e già si
avverte una frontiera fra due mondi che sembrano escludersi a vicenda
ciascuno in posizione antitetica e irriducibile.
Ma invece non è
così perché tra l’asciutto e il bagnato esiste una
complementarietà che l’uomo ha inteso fin dai tempi in cui
ha imboccato, vincendo grandi paure, la lunga e faticosa strada che lo
ha condotto alla civiltà.
Dall’avventuroso
sostegno su di un ammasso vegetale galleggiante, dalla piroga alla
barca, dagli scafi più piccoli a quelli più grandi della
nave vera e propria, dalla pagaia al remo, alla vela, alla propulsione
meccanica il percorso è stato ben impegnativo aprendo un
ventaglio di tipi e di impieghi che ormai non si contano più.
Ma nessuno si può fermare e il “tutto fatto” non esiste.
(vedi primo gruppo)
GLI INIZI E LA DIFFUSIONE
Si sono trovati infatti fino
in epoca a noi vicina angolini riposti, fuori mano o di non facile
accesso, con fondali molto basi e ben riparati dove il progresso sembra
essersi fermato alle prime applicazioni della macchina a vapore
mantenendo in servizio imbarcazioni ormai largamente sorpassate.
Trattasi in sostanza di chiatte larghe e di poco pescaggio quali base
di appoggio di una sovrastante struttura a ponte semplificata al
massimo, con notevole capacità di carico tenuto esclusivamente
in coperta e zona per passeggeri collocata sul ponte soprastante.
Caratteristica saliente la propulsione per mezzo di una grande ruota a
pale sistemata fuoribordo all’estremità della poppa con
macchina a vapore a cilindro orizzontale o inclinato e caldaia a fuoco
di legna.
Questi scheletrici cenni non
sono che una mossa provocatoria in quanto, lo confessiamo, non
disponiamo ora di alcuna conoscenza e documentazione tale da potere
presentare meglio un argomento che, a ben vedere, è meritevole
di considerazione. Confidiamo che qualcuno ne sarà edotto e
vorrà dirci qualcosa.
Presentiamo intanto una
piccola serie di disegni a titolo di semplice curiosità con
natanti provenienti da zone tanto distanti le une dalle altre,
chiaramente senza contatti e possibilità di reciproche influenze
culturali, che però sembrano stranamente condividere
l’idea. Si va infatti dalle zone calde dell’Africa
all’America , dall’Australia alla Cina e perfino alla ben
staccata Europa balcanica (ma come mai?, secondo quali influenze?)
tanto che ne indichiamo la località, il Lago di Scutari e il
fiume Bojana tra il Montenegro e l’Albania nei primi anni del
1900.
LE ACQUE SUD ORIENTALI DEGLI USA
Particolarmente ricche di tipi
e di storia sono le acque costiere atlantiche orientali degli USA e il
grande fiume Mississippi, che interessa una vasta zona dove nella
seconda metà del 1800 si sono storicamente scontrate le due
anime che hanno fatto grande il paese, l’agricola meridionale e
la industriale settentrionale, con un coinvolgimento navale eccezionale
rispetto all’epoca.
A questo punto si impone in
questa rapida rassegna la divisione in due parti, una riguardante la
marineria mercantile (A), e l’altra la marina militare (B)
l’origine della quale rispecchia a ben guardare alcuni dettagli
tipici della architettura mercantile, nata prima, per proseguire poi
per proprio conto.
Nelle attività mercantili (vedi A) vengono a distinguersi
nettamente i “riverboats” del Mississippi che, con la loro
caratteristica architettura dominano incontrastati le scene della
seconda metà del 1800 con alcuni esemplari che giungono fino a
tempi a noi vicini quali testimonianza epocale storica. Mantengono lo
scafo come chiatta a pelo d’acqua ma crescono in fatto di
grandezza e numero di ponti richiesti da un grande numero di passeggeri
cedendo da ultimo il posto a costruzioni del tutto differenti che
esulano completamente dal tema. Richiama l’attenzione la
propulsione assicurata da una grande ruota fuoribordo a poppa capace di
movimentare una spumeggiante spettacolare massa d’acqua che
rivela una forte potenza in cavalli vapore. Ma non sono mancati tipi
muniti della classica propulsione laterale a due ruote probabilmente
propria della navigazione dal mare fino a Nuova Orleans mentre i tipi
con la grande ruota poppiera mantenevano i collegamenti con gli scali
del Mississippi settentrionale dove i fondali più sono bassi.
Intensissimo il movimento
commerciale specialmente del cotone, principale prodotto agricolo
richiesto dalle industrie del Nord, che attira gente d’ogni risma
tant’è vero che alcuni di questi battelli finiscono come
bische ed equivoci luoghi di ritrovo. Non rare le gare tra concorrenti
per attirare l’attenzione in scene già di per sé
animate, che i giornali locali non mancavano di esaltare.
La guerra civile negli USA tra
il 1861 e il 1865 ha scritto sulle acque del mare e dei fiumi (vedi B)
molte pagine di grande interesse che hanno coinvolto sia la marina
confederata che quella unionista in una gara di nuovi interessanti
progetti. Basti por mente ai sottomarini “Hunlei” e “David” sudisti e al “Monitor” nordista.
La necessità di portare
mortai e cannoni alla ravvicinata distanza in cui in quell’epoca
l’artiglieria poteva operare , portava gli Unionisti a imbarcare
i pezzi su chiatte per poter battere le opere murarie avversarie
rivierasche, ma è con il battello battezzato “Monitor”
(il cui nome passerà a designare non solo in USA ma anche
all'estero tutta una classe di navi di poco pescaggio) che nasce quel
singolare tipo di battello che la marina degli USA mette in servizio,
tra il 1861 e il 1874, in ben 59 unità, inizialmente privo di
soprastrutture salvo una torre corazzata con due grossi cannoni Dahrlen
e una ciminiera. Tipo inconfondibile che verrà modificato
progressivamente tanto da fargli perdere ogni caratteristica iniziale
mantenendolo ancora per qualche tempo fino agli inizi del 1900. Non
è comprensibile come ciò può essersi verificato in
epoca dei grandi progressi resi possibili dalla rivoluzione
industriale, tali da declassare in poco tempo le nuove realizzazioni.
È notabile che, rispetto agli scafi a chiatta dai quali sembra
che abbiano preso le mosse, lo spazio in carena e quindi il pescaggio
dei questi monitori è aumenta come conseguenza del fatto che la
propulsione viene assicurata dall’elica completamente immersa al
posto della ruota vistosa ed esposta a tutte le offese.
I monitori americani compaiono
anche sui corsi d'acqua minori interni in costruzioni di tonnellaggio
ridotto riprendendo la propulsione con la ruota fuori poppa. Se ne
trova uno operante nel Far West all'epoca delle guerre indiane.
I MONITORI EUROPEI
I monitori comparivano in
Europa nell’impero austro-ungarico con impiego nel particolare
bacino fluviale del Danubio e dei suoi affluenti segnanti confini tra
stati spesso in contrasto tra di loro, ma trattasi più che altro
del mantenimento di una nomenclatura che non corrisponde al tipo
americano.
Con l’entrata in servizio nel 1871 dei monitori “Leitha” e “Maros”
entrava in attività la Flottiglia del Danubio, con sede e
comando a Budapest, che raggiungeva da ultimo la forza di 10 monitori
fluviali, 8 vedette, un posamine a ruote, una nave ospedale, 5
piroscafi armati e più battelli ausiliari. Facevano parte
integrante dell’esercito con equipaggi preparati dal
Distaccamento della Marina a Budapest e con reclutamento esteso a tutto
il territorio dello stato.
Molto intensa
l’attività esplicata in tutta la durata della grande
guerra implicante la Romania, la Serbia, la Bulgaria, la Turchia e,
uscita la Rusia dal conflitto, con missioni a Odessa e di là sui
fiumi dell’Ucraina finché il 6 novembre 1918
l’intera Flottiglia si ritirava a Budapest alzando la bandiera
ungherese. I seguenti trattati di pace portavano alla sua abolizione e
alcuni battelli passavano alla Romania e alla Serbia a titolo di
indennizzo.
I SEMISOMMERGIBILI
Riesce difficile in periodo di
piena rivoluzione tecnologica al tempo del siluro divenuto potente arma
affidabile, del sottomarino in fase di superamento dell’
“apprendistato”, delle artiglierie a lunga gittata, della
necessità delle navi contrapposte di stare lontane le une dalle
altre il più possibile, riesce difficile concepire il
semisommergibile che proprio la marina USA ha inteso testardamente
mantenere fino al 1907 dal tempo della torpedine ad asta (torpedine
tenuta posizionata sulla cima di una lunga asta che una veloce
imbarcazione portava audacemente ad esplodere a contatto dello scafo di
una nave avversaria).
Il semisommergibile nasceva
nel 1864 durante la guerra civile americana per opera degli Unionisti
secondo un concetto operativo simile. L’attaccante, in fase di
avvicinamento, doveva sfruttare l’effetto sorpresa e per farsi
vedere il meno possibile faceva scomparire lo scafo sotto il pelo
dell’acqua lasciando scorgere soprastrutture ridotte al minimo
(da qui il nomignolo).
Il semisommergibile trovava qualche credito anche in Inghilterra e va citato l’HMS “Poliphemus”
fatto oggetto di studi applicativi con soluzioni originali (aveva lo
scafo ovalizzato), armato con due siluri, ma sostanzialmente non
rispondente a quanto prendeva ormai piede.
Non può destare
meraviglia che il tipo sia rimasto emarginato. Ciononostante
l’idea non veniva abbandonata , e verso la fine del secolo, nel
1895, entrava in servizio lo statunitense “Katahdin”,
munito di robusta prua ad ariete, due eliche, che è considerato
la costruzione migliore con la quale però viene a cessare nel
1909 ogni interesse per i semisommergibili chiudendo con ciò una
pagina di storia marinara assai singolare.
Disegni: