VECCHIO NAVIGLIO DEL NORD AMERICA 1800 - 1900

L’Oceano Atlantico bagna le coste di  tre continenti, vale a dire Europa, America, Africa, con vie di comunicazione che, direttamente o indirettamente, si sono tanto moltiplicate da interessare l’intera rete delle attività umane su tutto il globo.

L’Atlantico rappresenta pertanto uno dei campi focali della civiltà, forse il più elevato, fino a sfociare nell’attuale sistema epocale. È anche il mare più pescoso del mondo specialmente nella parte settentrionale tanto che, ad esempio, un rilievo statistico pubblicato nel 1979 segna in milioni di tonnellate il prodotto annuale della pesca dei merluzzi, delle aringhe, delle sardine e delle acciughe. Situazione che ha attirato l’attenzione delle popolazioni rivierasche vicine ma anche lontane favorendo bene organizzate e fruttuose attività marittime servite da imbarcazioni frutto di intelligenti adattamenti e soluzioni operative di alta specializzazione. Si distinguono le concatenate zone dell’isola di Terranova e dei suoi Grandi Banchi con l’impiego di decine di migliaia di pescatori e di migliaia di operai nelle industrie ittiche del Labrador, della Nuova Scozia, delle baie di Fundy e di Chesapeake, di località grandi e piccole quali Manchester, Boston, Halifax.

Zone che hanno recepito quanto suggerito dai continui e sempre più intensi collegamenti con l’Europa, ma che hanno saputo realizzare anche un proprio parco di interessanti imbarcazioni. Vanno citate in particolare le golette o schooner da pesca con tipi creati per spostamenti veloci, oltreché i famosi clipper della marina mercantile di lungo corso adottati dalle marine di ogni bandiera, per i quali si può indicare la fase iniziale nel “clipper schooner” “Nonpareil” varato nel 1801 a Baltimora con un coefficiente di finezza dello scafo nuovo per l’epoca.

Entrava in gioco la rivalità tra i pescatori di merluzzo di Gloucester (USA) e Lunenburg (Canada) in gare molto disputate per arrivare primi sui Grandi Banchi di Terranova onde accaparrarsi i posti migliori. Esiste un film del 1937 (diretto da Victor Fleming con l’attore Spencer Tracy, che vinse l’Oscar per la sua interpretazione) quale trasposizione cinematografica del romanzo “Captains courageous” dello scrittore Rudyard Kipling, che riprende una di queste gare tra due autentiche golette d’epoca, genialmente ripresa dal regista, visione che costituisce oggi un prezioso e irripetibile documento storico originale. Si racconta che la sequenza abbia strappato ad un vecchio pescatore che sedeva tra gli spettatori il grido: “Ma butè a l’orsa! No vedè che spachè duto!!”

Sono queste le barche che hanno fatto scuola.

Nel 1851 si disputava in Inghilterra, nelle acque di Cowes, la regata per la “Coppa delle 100 ghinee” aperta a tutti gli yacht battenti qualsiasi bandiera in una sfida aperta dalle imbarcazioni del Regno Unito ritenute imbattibili tanto che la sfida veniva raccolta soltanto dagli Stati Uniti d’America. John Cox Stevens, commodoro del “New York Yacht Club”, faceva costruire all’uopo una goletta lunga 31 metri che prendeva il nome augurale di “America” e che arrivava inaspettatamente al traguardo in testa a 15 scafi inglesi portandosi la coppa in America. La quale, nel 1870, passava per volontà di Stevens in proprietà al New York Yacht Club con la clausola di piena libertà per i clubs di qualsiasi bandiera di prendere parte alla gara annuale divenuta di prestigio internazionale col seguito di numerosi sfidanti, ma senza esito.

Nel 1920, come precisato da Renato Cendech e Giorgio Michelini, allo scopo di stimolare lo sviluppo e il perfezionamento delle golette da pesca dei Grandi Banchi di Terranova, W.H.Dennis, editore dei quotidiani “Halifax Herald” e “Halifax Evening Mail, metteva in palio un premio di 4000 dollari e un pesante trofeo d’argento, l’ “International Fisherman’s Trophy” riservati alla gara annuale tra pescatori della Nova Scotia e quelli del Massachusetts sul percorso di 40 miglia da Halifax ai Grandi Banchi. Nell’autunno dello stesso anno vinceva la goletta statunitense “Esperanto” battendo la canadese “Delavana” sulla quale i canadesi avevano posto la loro speranza. Allora il giovane capitano Angus Walters raccoglieva tra gli amici la somma di 35.000 dollari passando all’architetto navale William J. Roué di Halifax l’incarico di disegnare una goletta la più veloce possibile. Nasceva così la “Bluenose” che veniva costruita nel 1921 a Lunenburg con fluente scafo di 43,59 m., superficie velica di 1.100 m² e 285 tonn. , risultando tanto veloce da costituire in breve, dopo i miglioramenti suggeriti in mare, il simbolo canadese di categoria intensamente impegnato. Tanto che nel 1933 rappresentava ufficialmente il Canada alla Fiera Internazionale di Chicago. Nel 1935 troviamo la “Bluenose” a Spihead per le celebrazioni del 25° anno di regno di Giorgio V° d’Inghilterra. Durante la guerra, nel 1942, passava ad una compagnia armatoriale operante nelle Indie Occidentali e lasciava il Canada per finire inopinatamente il 29 gennaio 1946 essendo incappata in una tempesta che, gettata in costa, provocava danni irreparabili.

La “Bluenose” ispirava la costruzione di altre imbarcazioni di similare profilo, quali la “Mayflower”e la “Nordic”, ma non veniva dimenticata e una copia perfetta veniva varata nel 1963 per conto della famiglia Oland, questa volta con interni da panfilo, che nel 1971 passava in proprietà della provincia della Nova Scotia, Dipartimento del Turismo, con sede ad Halifax, richiamo di visitatori che si contano in grande numero in ricordo di un passato leggendario.

Si contano in elevato numero anche le barche minori, ad uno o due alberi, con attrezzatura velica singolare, alcune delle quali di tipo assai originale, di forma scatolare e fondo piatto, fatto questo del tutto inadatto al mare oceanico e pertanto d’impiego anche fluviale. Evidentemente barche costiere per ben definite attività quali gli scow schooner (chiatte), i gundalow, i tonging e crabbing skiff.

Particolare interesse presentava il “dory”, piccolo canotto da pesca a fondo piatto, a remi e a vela smontabile per uno o due pescatori, comparso intorno alla metà del 1800. Ne parla C.N. Stabile. Progettato con maestria secondo una linea assai semplice e del tutto originale, era divenuto in breve parte essenziale nella pesca sui Grandi Banchi di Terranova praticata dai pescatori statunitensi, canadesi, inglesi, francesi, spagnoli e portoghesi. Singolare la modalità. I “dory” impilati l’uno dentro dell’altro, venivano portati dai velieri al margine della loro zona d’impiego, messi in mare al mattino con uno o due pescatori ciascuno e reimbarcati alla sera quando tornavano carichi di pescato, che veniva messo subito sotto sale fino all’esaurimento della capacità d’imbarco del veliero che tornava indietro. Un tipo di pesca con lenza o palamite in auge fino ai tempi della prima guerra mondiale del 1914-18 e soppiantato dopo il 1930 con la comparsa dei grandi pescherecci a motore muniti di celle frigorifere. Barca piccola, in cinque misure standard per consentire l’impilamento, leggera e soggetta ad un’usura che richiedeva il cambio dopo due o tre anni, costruita in un grandissimo numero di esemplari che uscivano come da una organizzata catena di montaggio dai centri di produzione della Nova Scotia (Canada), del Massachusetts e del Maine. Il dory però non scompariva completamente, subiva qualche modifica specialmente nel materiale di costruzione. Munito di chiglia e perfino di poppa a specchio per motore fuoribordo, passava alla funzione di barca di servizio o da diporto rimanendo simbolo di un’epoca.

L’oceano Atlantico è un mare grande e indomabile, ma non sono mancate anche le barche piccole, quali il “cat”, il “sand bagger” ed anche quelle baleniere di 8 – 9 metri impiegate coraggiosamente nella caccia dei ben più grandi cetacei, quale la baleniera del New Bredford (1890) che si cita in chiusura di questa rapida panoramica sicuramente non priva di errori ed omissioni ma intesa a segnare che non è lecito ricordare solo i grandi, potenti e lussuosi transatlantici del Nastro Azzurro quali detentori di una rappresentatività sovrana su quelle acque intensamente trafficate.

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Il "Normandie" 1932

Il transatlantico francese "Normandie" entra nel porto di New York nel 1935 con il "Nastro Azzurro"

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aggiornamento: 16/11/2014