vedi anche
Origini della
navigazione e sviluppo dei modelli etnografici e Europa preistorica e protostorica
Sono questi i Boscimani, i Pigmei, gli Australiani del Sud e del Su-Ovest (da Adelaide al fiume Gascoyne), gli Esquimesi del Distretto di Smith, gli Yuki della California, i Botocudo del Brasile Meridionale, i Puelche e Tehuelche della Patagonia, gli Ona e Haush della Terra del Fuoco.
Si nota per inciso che anche alcune culture superiori, quali la messicana, l’indiana e islamica, non presentano alcuna originalità nautica, avendo acquisito le esperienze di altri popoli senza svilupparle.
1)
Gli
unici galleggianti della più alta preistoria sono stati, per milioni di
anni,
ammassi di vegetali e tronchi di alberi divelti. Per milioni e milioni
di anni
non si vide altro vagare sulle acque del globo e rimarranno sempre
ignoti
quegli esseri umani che per primi notarono le proprietà del
galleggiamento ed
osarono sperimentarle.
La più bassa cultura attuale, la tasmaniana, è depositaria, come i
cicli più
antichi, della zattera, sia di tronchi che intessuta di fasci di
giunchi e
d’erbe.
Interessante quest’ultima forma in quanto permette una facile
modellazione
concava e profilata alle estremità, secondo una sagoma che venne presto
riconosciuta come la più soddisfacente ed
adottata
universalmente nella grande maggioranza delle costruzioni nautiche,
anche
moderne.
Gli sviluppi più notevoli di questo tipo, diffuso nel bacino del Nilo
ed un
tempo anche in Sardegna, si localizzano nell’America Meridionale (Lago
Tititaca).
La zattera di tronchi domina nell’Australia del Nord-Ovest, dal fiume
Gascoyne
a Port Darwin, in California, sulle coste orientali dell’America
Meridionale,
sui laghi e sui fiumi dell’Africa, mentre sul Pacifico non mancano
zattere di
giunchi.
In alcune regioni più evolute compare il “catamaran”, zattera concava,
che
nelle Isole Frankland e Cairus e nel Queensland Settentrionale è munita
di
bilanciere, ed anche di vela (Madras).
2)
L’Australia
del Sud-Est, da Adelaide a Port Macquarie, è sede del battello di
scorza
d’eucalipto di un sol pezzo (ciclo del boomerang). Similmente se ne
trovano
nella Siberia Orientale, sul fiume Amur, e nel Brasile, tra gli Indios
Bacairi.
Nelle foreste dell’America del Nord, attorno ai grandi laghi, nelle
foreste
della Siberia, del Brasile e della Terra del Fuoco (tra gli indios
Alakaluf e
Jahgan) i battelli vengono costruiti con più pezzi di scorza cuciti
insieme.
Questo sistema costruttivo è pure comune in Australia da Port Macquarie
a Port
Douglas.
3)
Il
ciclo pastorale è depositario, specie sui traghetti fluviali dell’Asia,
di
galleggianti formati da otri rigonfi o con pelli, molto primitivi.
Diffusa
l’imbarcazione di pelle tesa su di una intelaiatura a coffa sul Tibet,
nell’India, nell’Iraq, sul Tigri e sull’Eufrate, nella zona delle
praterie
dell’America Settentrionale, e, dall’epoca post-colombiana, anche in
Patagonia.
Un tipo di tale imbarcazione esiste ancor oggi in Irlanda.
Nelle regioni artiche vengono costruite imbarcazioni di varia
grandezza,
coperte o meno (cayak e umiak), di buone caratteristiche.
4)
I
mezzi sin qui descritti hanno una limitata capacità ricettiva ed una
solidità
generalmente scarsa, tanto da non sopportare l’azione del remo, che
richiede un
forte punto di appoggio. La propulsione avviene, pertanto, per mezzo di
un’asta
premuta sul fondale o col maneggio della pagaia, che nelle regioni
artiche è
doppia.
5)
Il
remo è associato alla piroga monoxila, unica imbarcazione capace di uno
sviluppo senza limiti. Solo con l’uso del remo è dato all’uomo di
allontanarsi
dalla costa con probabilità di ritorno: entriamo con esso nel ciclo
culturale
del totem.
La costruzione della piroga monoxila richiede uno sforzo ed una abilità
non
comuni attraverso la collaborazione di più individui. Essa è il tipo
fondamentale dell’Africa tropicale, ma è diffusa anche tra i gruppi
etnici meno
colti dell’Asia meridionale (Malesia) e nord-orientale (Ainu), in
Australia,
dalle Isole Bathurst alla Baia di Osnham.
Ne fanno usi i Caraibi, che tra i popoli autoctoni delle Americhe,
hanno le
qualità nautiche più sviluppate.
La piroga monoxila è certamente peculiare delle culture primitive
dell’Europa:
non manca qualche tipo usato ancora ai nostri giorni, quale lo
“zoppolo” di
Santa Croce (Trieste).
6)
Le
forme sin qui accennate si mantengono ad un livello tecnico e nautico
modestissimo.
Con il ciclo dell’arco piatto una mano felicissima applica ai fianchi
della
piroga delle tavole, che vengono ad aumentare il bordo libero e la
sicurezza
del mezzo. Ciò renderà possibile il suo ingrandimento.
Questo fatto si è verificato, a suo tempo, anche nel bacino del
Mediterraneo
Orientale e nell’Estremo Oriente.
L’Oceano Indiano ed il Pacifico sono invece sede di uno sviluppo
nautico
indipendente, molto interessante, ma di possibilità limitate.
La piroga di tavole domina attualmente nella Melanesia, nella Polinesia
e
nell’Indonesia, e non è estranea nei mari dell’India Meridionale.
7)
Nel
VI ciclo culturale, ramo polinesiano, viene raggiunto l’allargamento
del piano
di appoggio mediante l’unione di due battelli, uguali di dimensioni o
meno.
Il medesimo artificio è ottenuto unendo ad un battello mediante un
bilanciere
un galleggiante, che può essere un semplice tronco di legno leggero.
Il bilanciere è generalmente fisso, ma può essere anche mobile, come
lungo le
coste di Giava.
Le estremità del mezzo possono avere la stessa profilatura, servendo
indifferentemente di prua o di poppa (Micronesia, Ceylon), oppure
essere con
prua e poppa differenziate (Isole della Società).
La piroga a un bilanciere è diffusa in genere nella Polinesia, dove
assume
forme maggiori, in varie zone dell’America Occidentale, nell’Asia
Nord-Orientale e sui fiumi dell’Indocina. Le grandi piroghe doppie di
Tahiti,
Tonga e Samoa misurano sino a
La piroga doppia si avvicinerebbe al principio del bilanciere: in essa
si vuol
vedere anzi l’origine del bilanciere stesso. Taluni ritengono che sia
comparso
per primo il bilanciere. Altri sostengono il contrario, argomentando
del fatto
che il bilanciere non ha avuto tempo di diffondersi né sulle coste
delle
Americhe, né sulle coste asiatiche del Pacifico. Secondo una terza
teoria
sarebbe nata per prima la piroga a due bilancieri da una zattera nella
quale il
tronco centrale si trasforma in imbarcazione. Sarebbe apparso quindi il
doppio
battello e poi il battello ad un bilanciere. Altri infine ricorrono
all’esame
del tipo della vela per concludere che è apparsa per prima
l’imbarcazione a due
bilancieri in quanto munita della vela più rudimentale.
La piroga a doppio bilanciere presenta forme evolute, come nel centro
dell’Austronesia, nell’Arcipelago malese, nell’Indocina, a Sumatra,
nella
Malacca ed a Giava. Il dominio di questa imbarcazione va, da un estremo
all’altro, dall’Isola di Pasqua ad Madagascar ed alle coste dell’Africa
Orientale Chisimaio.
La piroga ad un bilanciere predomina nella Micronesia, nella Melanesia,
nella
Papuasia, in varie parti dell’Oceano Indiano (Nias, Ceylon, Nicobare,
Andamane), luoghi questi di elevata tradizione nautica.
Nell’Indonesia si notano pure forme miste asiatiche e oceaniche, con
scafi
molto sviluppati, a bilanciere, con più ordini di remi, denuncianti
forme forse
derivate dalla colonizzazione indiana.
8)
La
vela, mezzo di propulsione peculiare dei mari oceanici, intessuta delle
sostanze più diverse, è rimasta semplice e di forma generalmente
triangolare
impostata con il vertice in basso (Madagascar, Micronesia).
Non si hanno prove del suo uso, in antico, in nessuna parte del
continente
americano.