NATANTI E BARCHE DELLE
ACQUE INTERNE
La
letteratura tecnico –
storica riguardante i natanti e le imbarcazioni delle acque interne non si
presenta nel nostro paese molto estesa pur vantando autori interessati e di indubbio
valore. Si potrà dire che la configurazione territoriale italiana , contrariamente a quanto avviene in altri paesi,non si
presenta propizia e sfruttabile in materia. Ciò è vero, certo, ma solo in parte , mancano cioè un Reno, un Danubio, una Senna, con i quali
il nostro Po non è paragonabile, ma non mancano i laghi e le vie d’acqua che in
un passato non molto lontano si sono prestate egregiamente ad una funzione dei
trasporti che la configurazione orografica dominante rendeva difficoltosa per
via terrestre.
Si è verificato,
inoltre, un fenomeno interessante sotto taluni punti di vista: il territorio
frazionato con un proprio patrimonio acqueo e quindi con il galleggiante
tipico, originale, che è stato mantenuto pressoché immutato nel corso dei secoli
e non “esportato” nelle zone finitime più o meno distanti, né adottato da
altri. Si entra in un campo caratterizzato da credenze, abitudini e forme tanto
radicate da aver prestato fino ad un’epoca a noi vicina una caparbia resistenza a quanto
suggerito da un progresso che ha mutato radicalmente il modo di pensare e di
agire.
Il medio Adriatico,
in rapporto alle sue caratteristiche ambientali, è stato la sede di attività
costruttive prudentemente e lentamente innovative che però poco hanno
riguardato i natanti minori. Una materia complessa e non certo “primitiva”, non priva di
soluzioni valide, come può sembrare all’occhio smaliziato d’oggi. Quasi tutti i
tipi di natanti sono stati funzionali, economici e pratici fino a tempi a noi
vicini.
Notabile il fatto
che la società delle acque si è mantenuta bel distinta
dalla società della terra pur trovandosi i suoi esponenti a vivere e lavorare
gli uni accanto agli altri.
La rete dei canali
interni si è presentata a settentrione, nelle pianure venete e friulane, molto
articolata e intensamente praticata anche perché in collegamento con il Po
attraverso la laguna di Venezia. Molti i natanti di vario tipo tra i quali
predomina il burchio, il più longevo e rispondente, e di tipi che forse si
possono considerare derivati quali la rascona, la
padovana, il bucintoro. Barche capaci di un buon carico di merci di massa a
costo conveniente, non altrimenti praticabile, lasciati venir meno da una
politica che ha inteso privilegiare il trasporto con ruota gommata su strada, in
una con le estese opere di bonifica idraulica che hanno cancellato una società bene
articolata e un modo di vivere che non trova riscontri nel mondo industriale
successivamente dominante.
L’arco temporale
nautico si presenta molto esteso e va dalla preistoria e protostoria ai nostri
giorni, che hanno portato con la plastica al radicale mutamento della tecnica
di costruzione, del disegno e della manutenzione dei natanti.
Tra quanti si sono
occupati per la parte più antica va citato Ottavio Cornaggia
Castiglioni, che lamenta la scarsità delle
pubblicazioni in una materia meritevole di ogni attenzione.
Lo spartiacque
degli Appennini segna la linea di divisione della penisola italiana tra il
Tirreno, ad occidente, e l’Adriatico, ad oriente, come prima demarcazione di
due ricche aree tipologiche ben diversificate definibili occidentale e
orientale. Nell’ambito delle quali si collocano i bacini della Liguria, dei
grandi laghi della Lombardia, dell’Adriatico particolarmente ricco nell’arco
settentrionale. E non mancano reperti interessanti scendendo a Sud e nelle
acque delle grandi isole tirreniche.
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La letteratura non
si presenta carente
e non mancano le riviste specializzate.
Vanno citati studiosi e autori quali Marco Bonino, Ugo Pizzarello (anche buon disegnatore), Augusto Graffagnini, Mario Marzari, Artù Chiggiato, Massimo Gozzi, Dino Memmo, Francesco Coppero, Giovanni Battista Rubin
de Cervin Albrizzi, Siro
Rossellini Ricca (ci scusiamo per le involontarie omissioni ) per non citare i
numerosi autori reperibili negli scritti a più mani degli atti pubblicati al
termine di convegni nazionali ed internazionali di studio, che hanno avuto
luogo a Chioggia, Grado, Cesenatico, Bellaria, ed
anche ad Atene. Attività degna di ogni considerazione con una ventina di pubblicazioni, che però si
presentano uscite per lo più tra gli anni 1970 e 1980 rarefacendosi
successivamente.
Esistono inoltre
buone raccolte di modelli, specialmente per la parte marittima, conservati a
Trieste, a Venezia, a Chioggia, a Battaglia Terme crocevia delle acque interne.
Per quanto riguarda
la gondola di Venezia, si rimanda alla sezione download della home page dove è
disponibile una monografia illustrata in formato PDF.
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