1. Nave di Novilara (Pesaro) Stele picena del VII secolo a.C., a graffito. Imbarcazione probabilmente a fondo piatto, di forme squadrate, timone non incernierato, vela quadra. Costruzione probabilmente assai leggera anche in rapporto alla pratica di alare lo scafo sulla spiaggia stante la mancanza di porti come attestato ancora in epoca a noi vicina. La poppa e probabilmente a specchio, la prua si fa notare per il lungo “akrostolion” terminante con una testa di animale con funzione, forse, intimidatoria o magica. La vela non poteva consentire ancora buone angolature di orientamento e la propulsione doveva essere mista, anche a remi.
2. Nave di Siponto (Manfredonia), porto della città di Arpi, da ultimo punto di appoggio macedone. Le linee della nave mostrano chiari influssi jonici e sono riconducibili a quelle evidenziate dalla pittura vascolare greca, Corinzi a, del VI secolo a.C. anche queste sono state navi leggere ma meglio strutturate, più robuste e maneggevoli e pertanto diffuse e longeve, presenti cioè in un vasto spazio anche temporale.
3. Oneraria romana dal bassorilievo di Aquileia, di epoca imperiale. Nave di non grande mole, H quindi al Ricetto del porto-canale, per traffici non di massa. Probabilmente è il naviglio tipico del cabotaggio dei Sette Mari, cioè del cordone di lagune e canali corrente senza soluzione dal porto di Classe (Ravenna) ad Aquileia e Tergeste, non è esclusa comunque la navigazione nelle altre zone Adriatica e joniche. Rappresenta già caratteri di notevole evoluzione rispetto alle navi di Novilara e di Siponto. Possibile il cantiere di costruzione in loco essendo noti cippi funerari di costruttori navali sia a Ravenna che ad Aquileia
4. Oneraria romana dal bassorilievo di Spalato, databile il I secolo d.C. siamo in presenza della “nave d’alto mare”, simile alle navi del grano che rifornivano il grande mercato di Roma, tra Alessandria e Ostia. Il bassorilievo è molto interessante perché la nave alza la vela quadra Ale la manovra di modifica (pedem facere) per meglio risalire il vento.
5. Nave di Ravenna dal mosaico di S. Apollinare in Classe, VI secolo d.C. Ricostruzione ideale di naviglio adibito al piccolo cabotaggio lungo i Sette Mari, frequentante anche le coste dell’Istria, che forniva derrate alimentari. La differenza con la nave di Aquileia non è grande, si tratta forse di una semplificazione costruttiva, prua e poppa quasi indifferenziate, probabilmente fondo appiattito.
6. Nave di Ravenna dal mosaico di San Giovanni Evangelista, VIII secolo. Ricostruzione ideale di naviglio mercantile con pronunciate caratteristiche egee bizantine. Compare già da tempo la vela latina (“alla trina”), qui alzata su due alberi. Caratteristica la forma della poppa con la ruota vera e propria e due ali aventi probabilmente la funzione di punto di imbroglio per le lunghe verghe delle vele latine ammainate. Necessarie funzionale, con simile attrezzatura velica, la presenza della chiglia.